Racconto del Parroco Don Dino Tisato...

 


IL CROCIFISSO DI FONTIGLIANO

 

 

 

 

Fontigliano Crocifisso in gesso XIX sec.

(All’interno di questo crocifisso è stato ritrovato l’altro crocifisso in legno più antico).

Racconto del parroco don Dino Tisato…

Nella Chiesa di Fontigliano, sopra un altare laterale, c'è un Crocifisso in gesso, a grandezza naturale, con ogni probabilità risalente alla tarda metà del XIX secolo. In più parti il gesso, col tempo, era scoppiato, lasciando intravvedere ai giorni nostri una struttura interna lignea.


Ho sempre pensato che le lesioni fossero una cosa naturale, conseguenza del terremoto e dell'ambiente molto umido, come ho sempre pensato   che in ogni statua di gesso ci fosse una struttura interna lignea portante.

 

 Comincia ad affiorare        il crocifisso di legno

Un giorno, vedendo nel laboratorio di restauro nell'episcopio di Nusco l'operatore addetto al reintegro, che cercava di ricomporre vari pezzi di una statua diS. Rita, caduta rovinosamente dal suo piedistallo, mi è venuto spontaneo dirgli: “Perché non metti all'interno una intelaiatura lignea per collegare le varie parti?” La risposta è stata: “Non è possibile, perché il legno è incompatibile con il gesso!” Ho pensato subito al crocifisso di Fontigliano.

 

 Continua la fase di recupero del Cristo

 L'ho pregato di venire con me e l'ho accompagnato a fare un sopralluogo nella Chiesa di Fontigliano. Effettivamente le lesioni sul crocifisso erano state causate non tanto dal terremoto e dall'umidità, quanto appunto dalla legge naturale che il legno inserito in una struttura di gesso era conseguenza di questa legge: istes res non coutuntur. I due materiali non andavano d'accordo!

                     


                                                                     

Il giorno dopo abbiamo trasportato il crocifisso di gesso nel laboratorio e l'abbiamo aperto. All'interno abbiamo rinvenuto, conservato come una reliquia, un crocifisso di legno molto antico. L'oggetto doveva essere stato molto importante, se era stato a tutti i costi conservato, pur mancando di mani, di piedi, di capo e con il petto e il panneggio scorticati.

 

 


 Il Cristo di gesso di Fontigliano riassemblato prima del ripristino della policromia.Ricomposto il crocifisso di gesso e riportato al suo posto nella Chiesa di Fontigliano, abbiamo capito subito che non si poteva in alcun modo restaurare la reliquia in esso contenuta. Si aprivano tre strade:

-     la prima era quella di farne legna da ardere. Era un parere condiviso da quasi tutti coloro che vedevano questo moncone di legno. Persino un funzionario della Sovrintendenza alle belle arti, constatando come un eventuale restauro fosse impossibile e inutile, era di questo parere.

 

 


 Come si presentava

La seconda era quello di esporlo, così com'era, in un qualche museo, quale memoria storica delle ingiurie fattegli dal tempo e dagli uomini: tesi sostenuta in modo particolare dal Superiore, Guardiano del ricostituito (1931) convento di s. Francesco a Folloni.

 

 

 Lo stesso Cristo visto di spalle. Il vuoto è dovuto all’antica pratica di asportazione della parte centrale del tronco, più deperibile, per rendere più stabile il legno nel tempo.


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La - La terza era di considerare questi resti come reliquie e, quindi, non restaurare ma ripristinare l'opera in modo che tornasse a diventare oggetto di venerazione del popolo di Dio: tesi sostenuta caparbiamente da un sacerdote - Officiale vaticano -, da anni visitatore “pastorale”   della   parrocchia   di   Nusco. 

Particolare del costato.

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